E se non fossi tanto incasinato quanto pensi?

No vabbè.
Non ci posso credere.
Ridaje.
No ma non c’è verso proprio.
Ci rinuncio.

Hai mai parlato a te stesso in questi termini? Se non l’hai mai fatto, un po’ sospetto: sei mica un supereroe della Marvel? E l’omelette hai mai provato a girarla al volo?

La stragrande maggioranza di noi questi momenti ce li ha. In cucina e nella vita in genere.
Le alternative variano da alzare gli occhi al cielo fino a vedersi l’interno delle palpebre, sprofondare la faccia in un cuscino e urlare, nascondersi nell’armadio e piangere per un po’ non visti e non sentiti, o ritirarsi lentamente ma metodicamente da tutto quello che inesorabilmente ci conferma che siamo un casino ambulante. Che “la terza volta è quella buona” vale per tutti tranne che per noi.

L’incasinamento ha diverse facce.
(Conosciute perlopiù molto meglio dei tuoi cugini di secondo grado, sangue del tuo sangue, in quanto quotidiane e ripetute).

L’incasinamento performativo per esempio deriva da un’azione che non soddisfa le aspettative di chi la esegue.

Quello stagionale fa cucù nelle mezze stagioni accompagnato da capelli che cadono a mazzi come gli asparagi, articolazioni che ballano la giga e una sensazione di malessere sottile ma inspiegabile che tinge di color pulce le tue giornate.

L’insostenibile incasinamento dell’essere, invece, è uno sfondo, come i fondali delle scenografie, che a prescindere dalle condizioni esterne ti segue implacabile. Come i numeri sconosciuti che ti assillano al telefono per poi dimostrarsi una piatta voce registrata che pubblicizza qualcosa per la quale non ricordi di aver mai manifestato interesse.

La fregatura è quando inizi ad identificarti con la sconfitta, la spugna gettata, le spallucce o lo scuotimento mesto di testa mentre parti per una crociata persa in partenza.
È facile tracciare una linea e concludere che se qualcosa mi si mostra continuamente e l’unica costante sono io, allora IO sono incasinato.

Ma.
Potrebbe non essere così.

Gli strumenti di Access Consciousness così bislacchi, non lineari e semplici (troooooppo semplice per funzionare ti sento che lo pensi amico) eppure. Servono proprio lì.
Al picco della desolazione. Quando pensi a tutte le robe con le quali inizia questo pezzo.

In onore del mese di sensibilizzazione per la salute mentale - ottobre - Access ti invita ad una campagna irriverente ma che innegabilmente riflette quel pensiero erosivo che sotto sotto coltiviamo tutti.

Non sei incasinato come pensi.

Ogni settimana a partire dal 15 settembre i facilitatori di Access Consciousness condivideranno uno strumento e lo esploreranno per tutta la settimana per sondarne le applicazioni e raccontarlo dalla propria esperienza.

E se ti intriga ascoltare di altri incasinamenti dalla community mondiale degli Incasinati United ecco un meraviglioso podcast tradotto in italiano nel quale Simone Milasas, Megan Hills e David Kubes raccontano le loro storie e di come hanno incominciato ad essere gentili con sé stessi.

Che se potessi augurarti qualcosa oggi, sarebbe proprio quello.
Buona esplorazione!